Comunicazione e comportamento problema: innovative strategie

Comunicazione e comportamento problema

Se mi chiedessi: “Perché ti interessa la Psicologia?” ti risponderei Perché mi interessa capire il comportamento delle persone.

Allo stesso modo, alla domanda: “Perché ti interessa il comportamento problema?” la mia risposta sarebbe Perché mi interessa capire il comportamento delle persone”.

Le persone, normodotate e non, agiscono per una qualche ragione.

Il comportamento umano, persino il più grave e problematico manifestato dalla persona con disabilità, ha sempre uno scopo.

Nello sviluppo infantile “neuro-tipico” alcuni comportamenti problema sono una normale tappa di sviluppo, e si verificano per le stesse ragioni e gli stessi scopi delle persone con ritardo mentale.

E’ normale nei bambini piccoli: piangere, gridare, aggredire, picchiarsi la testa, mordersi, dondolarsi.

 

E’ normale nei bambini piccoli

Nei bambini piccoli è normale: piangere, gridare, aggredire, picchiarsi la testa, mordersi, dondolarsi.

Ad esempio per nel 2010 G. Berkson in un suo studio riporta che:

  • battere la testa è presente nel 10% di bambini di 2 anni
  • dondolarsi e sfarfallare è presente nel 90% dei bambini. Sono considerati una normale tappa dello sviluppo motorio.

I bambini a sviluppo tipico tendono a superare la fase di produzione dei comportamenti problema con il:

  • miglioramento della loro capacità di comunicare attraverso il linguaggio verbale e i gesti
  • progredire delle loro abilità di interazione

Il comportamento problema nel bambino piccolo è quindi una forma primitiva di comunicazione: il bambino manifesta un bisogno, una necessità, un disagio con gli strumenti che ha a disposizione in quel momento, e che sono funzionali perché portano ad un intervento dell’adulto.

 

Cos’è il comportamento problema?

Possiamo così affermare che il comportamento problema non è altro che una forma primitiva di comunicazione per gli individui, che non possiedono ancora abilità più sofisticate di linguaggio tali da influenzare gli altri per ottenere una vasta gamma di effetti desiderabili.

Il comportamento problema, nella maggior parte dei casi, non è direttamente causato dalla patologia neuropsichiatrica, ma è conseguenza dei deficit dovuti alla patologia.

Ad esempio la “Limitata abilità comunicativa o Disturbo di linguaggio rappresentano causa e fattore di rischio per l’insorgenza del problema comportamentale: maggiori sono le difficoltà comunicative e maggiore è la probabilità di sviluppare comportamenti problema.

Il problema di comportamento ha quindi un valore comunicativo.

In altre parole, il disabile usa il comportamento problema per inviarci un messaggio.

 

Ma quali, si definiscono “comportamenti problema”?

Ne cito alcuni:

  • Agitazione psicomotoria: camminare velocemente su e giù per la stanza; oscillare velocemente sul busto e urlare; muovere ed agitare le braccia in continuazione.
  • “Crisi”: si manifestano attraverso urla e pianti, buttandosi a terra e battendo i piedi, strappandosi gli indumenti di dosso.
  • Aggressività: colpire con pugni, graffi e calci gli altri e l’ambiente circostante.
  • Autolesionismo: la persona si picchia la fronte sul pavimento; si da pugni sul capo; si schiaccia l’occhio con il dito.
  • Comportamenti stereotipati: sventolare le mani; dondolare il corpo; mettere in bocca gli oggetti.

Se la persona disabile utilizza spesso questi comportamenti per comunicarci qualcosa allora vuol dire che i comportamenti problema svolgono diverse funzioni.  Quali?

  • Richiesta d’attenzione
  • Richiesta di oggetti e/o attività preferite
  • Evitamento di un compito e/o di una situazione
  • Ricerca di stimolazione sensoriale gratificante
  • Ricerca di sollievo dal dolore fisico

Sono, però, comportamenti che costituiscono un ostacolo reale allo sviluppo intellettivo, affettivo, interpersonale e fisico del soggetto.

Generalmente vengono utilizzati in una data situazione e sono la strategia migliore che la persona ha escogitato per raggiungere i propri scopi.

La persona disabile compensa o sostituisce le sue scarse abilità comunicative con il comportamento problema che, se non viene ben interpretato, rischia di non dar voce al messaggio che vuole inviarci.

Diventa fondamentale quindi intervenire per ampliare il sistema di comunicazione del disabile insegnandogli altre forme comunicative per raggiungere in maniera positiva e alternativa l’insieme di scopi precedentemente raggiunti attraverso il comportamento problematico.

 

Innovative strategie d’intervento per una comunicazione adeguata

Nel panorama professionale italiano che si occupa di disabilità adulta, il metodo del “Coach Familiare” assume un ruolo di rilevante importanza anche per interventi finalizzati allo studio e alla risoluzione del comportamento problema.

La figura del Coach Familiare, abbracciando un nuovo approccio comunicativo, usa come procedura di valutazione l’Analisi Funzionale (La tecnica ABC) con la quale può insegnare la gestione del problema di comportamento.

La metodologia dell’Analisi Funzionale individua le variabili che influenzano il verificarsi di un comportamento problema ed è diventata una caratteristica degli attuali approcci alla valutazione del comportamento.

Con l’Analisi Funzionale, nota anche come “Metodo ABC”, il Coach Familiare comprende la struttura e la funzione di un dato comportamento proponendo e sviluppando insieme alla persona diversamente abile e alla sua famiglia comportamenti alternativi.

L’alternativa al comportamento problema è una modalità comunicativa socialmente accettabile e vantaggiosa per la persona stessa.

 

Il Coach Familiare

Il Coach Familiare quindi è in grado di:

  • ripristinare un soddisfacente inserimento sociale del disabile,
  • dimostrare come i problemi comportamentali sono modificabili
  • individuare il possibile valore comunicativo dello stesso comportamento.

Il comportamento problema porta inevitabilmente al disturbo ed alla rottura di una comunicazione efficace che amplifica chiaramente l’entità del problema, facendolo apparire spesso un ostacolo insormontabile.

Attraverso modalità alternative, il Coach Familiare dà voce a messaggi che altrimenti resterebbero silenti e incompresi, favorendo una comunicazione più efficace.

 

 

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