Lo studio del fenomeno “violenza di genere” e gli interventi
La violenza di genere chiama in causa tutti e tutte, in quanto cittadini e cittadine, di uno Stato di Diritto. La violenza di genere, in particolare quella che culmina nel femminicidio, rappresenta una ferita sempre aperta della società.
Dati allarmanti della violenza di genere negli ultimi anni
L’autrice Anna Costanza Baldry nel suo libro Dai Maltrattamenti all’omicidio, afferma che dalla stampa della prima edizione, nel 2006, ad oggi le cose non sono cambiate, anzi, il numero di donne uccise nelle relazioni intime è costante se non addirittura in leggero aumento.
Come dimostrano i dati ISTAT già nel 2007 non ci sono categorie specifiche di donne vulnerabili alla violenza e le principali vittime sono:
- donne laureate
- diplomate
- con una certa indipendenza economica e non
- con carenze culturali, economiche ed educative.
Secondo l’istituto Eures, dal 2000 al 2012 sono state uccise in media 171 donne all’anno.
Nella metà dei casi, il femminicidio avviene nei primi tre mesi successivi alla separazione.
Solo nel 2014, nel nostro Paese, sono ben 115 le donne vittime di femminicidio uccise dal marito, dal fidanzato o da un ex.
La violenza domestica è un crimine che in Italia non viene denunciato in oltre il 90% dei casi.
In base ad un recente studio ISTAT, negli ultimi 5 anni il numero di donne che hanno subìto almeno una forma di violenza fisica o sessuale ammonta a 2 milioni 435 mila, l’11,3% delle donne dai 16 ai 70 anni.
I dati più recenti dell’Istituto EURES sono preoccupanti: nel rapporto “Femminicidio e violenza di genere in Italia” diffuso il 20 novembre 2019, mentre negli ultimi vent’anni gli omicidi totali sono più che dimezzati, il numero dei femminicidi sono praticamente costanti (142 nel 2018), e da notare come nell’85% dei casi avviene per mano di familiari o ex.
Gli studi e le prospettive oggi
Attualmente, gli studi e le esperienze di intervento legate a questa importante tematica, sono molteplici.
La letteratura ha investito molto nel tentativo di spiegare e interpretare le reali conseguenze di questo fenomeno che ancora occupa un predominante spaccato della società.
Sono stati condotti molti studi di genere che si pongono l’obiettivo di ricercare le cause a monte, interrogandosi anche sul modo in cui diversi fattori come la cultura, una determinata contingenza storica, i pregiudizi legati alla discriminazione sessista, possano influenzare e incrementare il rischio di sviluppo di determinati atteggiamenti violenti e minacciosi.
Un libro interessante di cui consigliamo la lettura è Il lato oscuro degli uomini, a cura di Bozzoli, Merelli e Ruggerini, dal quale emerge il tentativo di mettere in evidenza quanto sia di fondamentale importanza comprendere invece che la violenza sulle donne è prima di tutto un problema degli uomini.
Spostare per un attimo l’attenzione dalle vittime agli autori di violenza può aiutarci a focalizzare meglio la causa del problema.
La cultura spesso può fornire degli schemi molto rigidi, sui quali si fondano stereotipi del ruolo che dovrebbe ricoprire un uomo o una donna all’interno della sfera pubblica o privata.
Le prescrizioni culturali se non messe in discussione possono condizionare notevolmente i percorsi di vita individuale e le relazioni sociali, scoraggiando anche la libertà di espressione. Sarebbe dunque opportuno rigenerare questo sfondo culturale improntato sulla discriminazione principalmente sessista, ed è proprio ciò che l’approccio di genere si fissa come obiettivo.
Modalità di intervento
Le strutture autorizzate al sostegno e all’assistenza delle vittime di violenza di genere sono:
- I centri antiviolenza, preziosi luoghi di allestimento di risorse, finalizzati alla prevenzione e alla presa in carico delle persone vittime di violenza. Figura chiave è l’operatrice di assistenza che costruisce con la vittima uno spazio dove è possibile svolgere un’analisi dei bisogni. Tutti i servizi offerti dai centri sono fruibili gratuitamente.
- Le case rifugio, finalizzate all’accoglienza. Il personale medico e infermieristico può diventare il primo nodo di connessione così come il servizio sociale anche all’interno delle strutture per gli autori di violenza che lavorano nel tentativo di introdurre queste persone in percorsi rieducativi.
Si sta cercando di promuovere un cambiamento di prospettiva partendo proprio da una ricerca, la prima in Italia, che stabilisce forme d’avanguardia rivolte a questi uomini, sia in ambito pubblico che privato, offrendo loro programmi di livello internazionale, come già ben evidenziato nella pubblicazione di G. Grifoni, L’uomo maltrattante.
Quello che al momento è prioritario fare è promuovere la formazione delle Forze dell’Ordine e di tutte quelle figure che possono entrare in contatto con le possibili vittime di violenza.
È necessario che sappiano leggere il comportamento, che sappiano quali sono i risvolti comportamentali che devono ricercare per poter essere efficaci nell’individuazione precoce della violenza, o addirittura nel prevenirla e in questo potrebbe essere fondamentale il ruolo del Coach Familiare.