Empowerment nei servizi a supporto della persona, ma cos’è?
L’empowerment è un processo che mira a favorire l’acquisizione di potere, cioè di accrescere la possibilità delle persone di controllare attivamente la propria vita.
Questa è la definizione più nota del costrutto di Empowement data da Rappaport nel 1981.
Da allora se ne è parlato molto, anche in relazione alla tutela delle persone con disabilità.
Il concetto di potere nell’Empowerment per le persone con autismo
Il concetto di potere, presente all’interno della definizione di Empowerment, non ha lo stesso significato che vi si associa nel linguaggio comune, si tratta di un potere positivo, una risorsa che tutti possono raggiungere.
Un’altra caratteristica del concetto di Empowerment è l’enfasi sulla partecipazione, intesa come una modalità per cui le persone, essendo coinvolte in uno o più processi decisionali ed aiutando le persone ad evidenziare i bisogni della comunità, possono essere inclusi in programmi di intervento nelle vesti di partecipanti coinvolti attivamente.
Si può parlare di Empowerment per le persone con autismo?
Certo che sì! Infatti questo approccio è stato già affrontato in precedenti nostri articoli.
Genitori e professionisti devono avere come obiettivo l’aumento dell’autodeterminazione delle persone con autismo, che dobbiamo rendere in grado di poter prendere le decisioni che li riguardano.
Per esaminare l’importanza della valutazione dell’Empowerment nei servizi a supporto della persona con autismo è stata compiuta una ricerca esplorativa dal titolo:
Servizi e reti del territorio bolognese nella percezione e nella promozione di Empowerment delle persone con autismo durante il ciclo di vita
Che cosa si intende con Empowerment organizzativo?
Un approccio empowering alla salute pubblica, prevede che nel lavoro di tutti i giorni gli operatori dei servizi possano cercare il coinvolgimento attivo dei propri utenti-pazienti e cioè costruire percorsi individuali o collettivi che mirano all’acquisizione di potere in contesti quali servizi di salute pubblica.
Gomez Cuesta e Valenti nel 2012 hanno sviluppato una “Guida degli indicatori per la valutazione della qualità di programmi e servizi per persone con autismo” costituita da 68 indicatori che valutano ogni dimensione importante nella vita di una persona con autismo in particolare il benessere:
- fisico
- emozionale
- materiale
e la dimensione:
- delle relazioni interpersonali
- dei diritti
- dello sviluppo personale
- dell’inclusione sociale
Per promuovere la dimensione dello sviluppo personale, essi si occupano di sviluppare gli interessi personali, i quali possono emergere attraverso una valutazione delle competenze da parte degli operatori, valutando le preferenze e gli interessi delle persone con autismo, quindi vi è un interesse continuo alla persona e al suo benessere.
Promuovere l’inclusione sociale nei servizi implica quindi realizzare un’analisi ecologica e funzionale della persona, promuovere la partecipazione a programmi e alle attività svolte nei differenti contesti e sostenere l’inclusione delle risorse e delle attività nella comunità.
Quanto è conosciuto concetto di empowerment nei servizi che si occupano di neurodiversità e disabilità intellettiva?
A partire dalla ricerca condotta in alcuni tra i servizi che si occupano di autismo del territorio bolognese, è possibile evidenziare una conoscenza ed una promozione dell’empowerment ancora piuttosto carente. Dalla maggior parte degli operatori intervistati infatti, il concetto di empowerment è associato al concetto di raggiungimento delle “autonomie possibili”; non è pertanto direttamente connesso all’acquisizione di potere o autodeterminazione da parte del soggetto con autismo.
Pochi sono ancora i progetti o le attività dei servizi che lo vedono protagonista della propria vita, o di un mondo adulto fatto di esperienze concrete nella comunità; pertanto la persona con autismo sembra essere ancora ai “margini”, rischiando di vivere l’esclusione sociale.
L’empowerment, è un concetto che ha bisogno di essere sviluppato come modello operativo, nelle aziende, nei servizi e nelle istituzioni, in quanto promuovendolo si promuove il benessere della persona, e anche della persona con neurodiversità o con disabilità intellettiva.
La formazione dell’operatore e del coach
Secondo G. Laverack, l’operatore dei servizi formato per promuovere Empowerment è in grado di attivare delle risorse per il paziente ed i suoi familiari in quanto, lavorando trasversalmente con altre organizzazioni, può sviluppare strategie efficaci, che possano aiutare le persone e le categorie più fragili della comunità ad individuare i propri bisogni e ad uscire da una condizione di “impotenza appresa”.
Compito di tutti noi che ci dedichiamo alla crescita e al benessere delle persone con autismo e ruolo dei coach familiari è instaurare percorsi virtuosi che possano portare alla loro piena autodeterminazione.
(Si ringrazia l’autrice dell’articolo, dott.ssa Marta Di Fiore)