Coordinare una struttura residenziale: strumenti ed equipe

Coordinatrice di struttura residenziale: questa è la mia esperienza

Sono Laura Fedriga, coordinatrice della struttura residenziale per persone con disabilità cognitiva e multipla di Torri di Mezzano (RA) da 13 anni ed ho frequentato il corso di formazione per Coach Familiare nel 2019, portando nella struttura il punto di vista di un operatore.

In un precedente articolo vi ho fatto conoscere alcuni aspetti della mia esperienza professionale e di vita nella struttura residenziale, adesso vorrei parlarvi invece di queste due tematiche:

  • gli strumenti educativi che utilizzo
  • i punti di forza e criticità delle equipe multiprofessionali.

 

Quali strumenti educativi utilizzo

Il coordinamento pedagogico della cooperativa San Vitale (Torri di Mezzano) ha scelto da molti anni di perseguire il benessere delle persone con disabilità cognitiva e multipla adottando gli otto domini della qualità della vita di Schalock (Manuale di qualità di vita) e la Classificazione Internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute (ICF) (OMS 2007) .

L’equipe che coordino, che è espressione professionale della cooperativa San Vitale, utilizza tale cornice teorica per la pianificazione degli interventi psicoeducativi, mediante l’elaborazione del documento chiamato Progetto Educativo Individualizzato (PEI), integrato con lo strumento di analisi del funzionamento delle persone.

Ad ogni residente della struttura residenziale è assegnato un educatore tutor.

 

Il ruolo dell’educatore tutor

  • assume la responsabilità del progetto di vita
  • annualmente aggiorna i valori attribuiti ad ogni items dell’ICF
  • semestralmente produce una verifica scritta del PEI
  • annualmente rinnova gli obiettivi del PEI.

Questo lavoro di documentazione richiede spazi e tempi che esulano dalla relazione diretta con i residenti, ma che sono assolutamente necessari a garantire il monitoraggio e la ricerca costante di miglioramento degli interventi psicoeducativi per la singola persona.

In qualità di coordinatore, condivido con l’educatore tutor i contenuti educativi e la ricerca di strategie rinnovate per interventi proattivi, che diano ai residenti delle opportunità di comportamenti funzionali e socialmente apprezzabili.

 

Monitoro l’andamento regolare degli aggiornamenti documentali

Durante lo scambio di consegne tra il turno della mattina e quello del pomeriggio, condivido con l’equipe piccoli assestamenti del PEI, con modifiche, a volte anche minime, di modalità di intervento.

Tutti i giorni infatti si rinnovano i patti educativi con i residenti, e io ho il compito di perseguire l’uniformità dell’interventoa da parte di tutta l’equipe di lavoro.

Gli interventi psicoeducativi scaturiscono dalla conoscenza della teoria cognitivo comportamentale, attualmente considerata, a livello internazionale, uno dei più affidabili ed efficaci modelli per la comprensione e il trattamento dei disturbi psicopatologici.

Per una persona con disabilita’ cognitiva e multipla due genitori sono pochi ma un’equipe di trenta persone e’ molto!

 

Punti di forza e criticità dell’equipe multifunzionali

Il lavoro d’equipe multiprofessionale richiede sia a me come coordinatore, che all’intera equipe, molta comunicazione verbale e scritta, per garantire l’interazione delle diverse figure professionali non compresenti.

Risultano quindi passaggi fondamentali per “farsi capaci insieme”, come direbbe la filosofa Donna Haraway:

  • il passaggio verbale e scritto di consegne
  • le riunioni interne e quelle con la coordinatrice pedagogica
  • relativi verbali e le riunioni con la psicoterapeuta
  • i confronti con le infermiere
  • la stesura del diario clinico 

Nell’equipe però i rapporti gerarchici e le diverse competenze dei componenti alimenta tensioni che vanno continuamente allentate.

 

Condivisione dell’orizzonte etico e tecnico

La condivisione dell’orizzonte etico e tecnico, che a mio parere ricentra il focus degli interventi, è un obiettivo asintotico, su cui bisogna continuamente lavorare, anche per il naturale tour over che una equipe affronta.

L’ operatore di struttura residenziale non è mai solo nell’approccio alla disabilità e ai possibili comportamenti problema.

Non è mai solo di fronte ad emergenze sanitarie, ma questo vantaggio richiede all’operatore la conoscenza delle dinamiche di gruppo che facilmente producono confusione tra la responsabilità personale e l’istigazione alla colpa.

E queste sono solo le premesse al lavoro quotidiano di relazione con i residenti!

 

 

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