Cos’è l’autismo?
L’Autismo o meglio “Disturbo dello Spettro dell’Autismo” (DSA), fa parte di quella categoria definita “Disturbi del Neurosviluppo” (DSM V, APA 2014).
Si presenta con sintomi nel periodo precoce dello sviluppo e a seconda della gravità possono essere individuati più o meno precocemente, generalmente intono ai 12-24 mesi.
Si stima che l’ereditarietà influisca tra il 37 e il 90%.
Al di là delle descrizioni utili nella fase diagnostica, l’autismo è pensabile come ad una modalità pervasiva di funzionamento della persona.
In parole povere, è come se la persona autistica “funzionasse” in maniera diversa dalle altre persone: per questo non possiamo parlare di “sintomi” veri e propri come fosse una malattia.
Useremo però questa terminologia imperfetta per farci capire il più possibile.
Com’è rappresentato l’autismo sulla popolazione? In che percentuali?
Il disturbo dello spettro dell’autismo ha una prevalenza dell’1% sulla popolazione, ed è rappresentato 4 volte di più nei maschi rispetto alle femmine.
Le manifestazioni del disturbo hanno un ampio range di variabilità sulla base del livello di gravità, di sviluppo e dell’età cronologica; da qui il termine ‘spettro’.
Come si riconosce l’Autismo?
I sintomi devono essere presenti nel periodo precoce dello sviluppo e creare compromissione significativa del funzionamento in ambito sociale, scolastico o altre aree importanti, ma soprattutto sono due i criteri essenziali per il riconoscimento del Disturbo dello Spettro dell’Autistismo:
- Deficit persistenti della comunicazione e dell’interazione sociale
- Comportamenti, interessi o attività ristretti o ripetitivi
Deficit persistenti della comunicazione e dell’interazione sociale
L’approccio sociale si presenta anomalo, con difficoltà nella reciprocità della conversazione e ridotta condivisione d’interessi.
I comportamenti di comunicazione non verbale sono scarsamente integrati nella comunicazione verbale, come mancanza di espressività facciale, anomalie nell’uso dello sguardo e dei gesti.
Non si presenta interesse verso le relazioni coi coetanei, a condividere un’attività o un gioco.
Ristrettezza d’interessi e comportamenti stereotipati
Questo si evidenzia con stereotipie e ripetizioni sia nei movimenti (per esempio sbattere le mani, schioccare le dita, o con utilizzo improprio di oggetti…) e sia nell’eloquio (come ripetizioni di parole ascoltate).
C’è inoltre una certa insistenza all’immodificabilità, cioè un’eccessiva aderenza alle routine quotidiane, con manifestazione di estremo disagio davanti a piccoli cambiamenti.
Gli interessi risultano piuttosto ristretti e fissi, con alle volte forte attaccamento nei confronti di oggetti insoliti.
Si può avere un’iperattivazione sensoriale come risposta a degli stimoli in genere neutri, per esempio dei suoni, oppure ipoattivtà che si manifesta con un’apparente indifferenza a dolore e temperature normalmente fastidiose.
Come comprendere il grado di gravità?
Il livello di gravità dipende dalla compromissione del livello di comunicazione sociale e di comportamenti ristretti e ripetitivi, e può inoltre variare nei diversi contesti e oscillare nel tempo.
Il Disturbo dello spettro dell’autismo si può presentare con o senza compromissione intellettiva e con o senza compromissione del linguaggio verbale, che possono influenzare sul grado di severità.
Inoltre l’autismo può essere associato ad una condizione medica o genetica, oppure ad un altro disturbo del neurosviluppo.
Si possono presentare comportamenti autolesionistici (come mordersi i polsi, darsi colpi…) e compotamenti dirompenti e sfidanti.
Il 70% delle persone con questa diagnosi è affetta da un altro disturbo mentale associato.
Quale sviluppo e decorso?
Il disturbo dello spettro dell’autismo non è un disturbo degenerativo, ed è tipico che apprendimento e compensazioni possano progredire per tutta la vita.
I sintomi cambiano con lo sviluppo e possono essere mascherati da meccanismi compensatori.
Se non presentano disabilità intellettive o del linguaggio gli adulti imparano a reprimere i comportamenti stereotipati e ripetitivi in pubblico.
Solo una minoranza di individui vive e lavorara in maniera autonoma durante l’età adulta, soprattutto per chi ha capacità intellettive e di linguaggio non particolarmente deficitarie ed in grado di trovare un’ambiente conforme e rispondente ai propri interessi e abilità speciali.
Individui con basso livello di compromissione riescono a raggiungere buoni livelli di autonomia.
Purtroppo in adolescenti e adulti si possono presentare depressione ed ansia come disturbi secondari come sofferenza allo stress e agli sforzi compiuti per mantenere una facciata socialmente accettabile.
Il Coach familiare come possibile supporto
Siamo consapevoli delle difficoltà che spesso famiglie e assistiti possono incontrare nella vita di tutti i giorni.
Il supporto offerto dagli interventi di Coach familiare si prefigge di aiutare queste persone e famiglie a raggiungere una maggiore serenità, e a migliorare per quanto possibile il grado d’autonomia ed d’indipendenza a qualsiasi età, soprattutto con la consapevolezza che più si va avanti con l’età e più i supporti potrebbero divenire rari e mancanti, ma pur sempre necessari.