Disabilità e sessualità: da genitore, come mi comporto?

Disabilità e sessualità: io genitore come mi devo comportare?

Il tema della disabilità e sessualità è delicato. E’ però importante parlarne, infatti è stato trattato in alcuni precedenti articoli, con riflessioni e consigli per i familiari e gli operatori, ma i genitori, come affrontano il problema e come si devono comportare?

La sessualità è una componente importante della vita di ogni individuo.

La persona con disabilità non ne è esonerata e i suoi impulsi sessuali sono gli stessi di tutti gli altri.

Questo non toglie che l’argomento generi nell’opinione pubblica non pochi problemi etici che rappresentano un aspetto importante da trattare nel rispetto del benessere sessuale di tutti, persone con disabilità comprese.

Questo argomento è spesso evitato o affrontato con:

  • difficoltà
  • imbarazzo
  • inesperienza

non solo da parte della persona con disabilità, ma anche di chi si trova a far fronte alla sua gestione ovvero:

  • famiglie
  • insegnanti
  • educatori

È proprio per questo motivo che è necessario che i genitori vengano accompagnati in un percorso di consapevolezza e conoscenza della materia, rispetto alla disabilità e sessualità dei figli.

 

Disabilità e sessualità. L’espressione delle emozioni e dei bisogni dei figli

Come abbiamo già detto, tutti gli individui hanno delle pulsioni sessuali, che hanno bisogno di esprimere e soddisfare. Non fa eccezione la persona con disabilità, fisica o mentale.

Negli interventi a domicilio ci si trova spesso di fronte a persone, che riportano di avere difficoltà nel capire il loro corpo e le sue diverse manifestazioni.

Ne emerge che alcune ragazze vivono con ansia il ciclo mestruale, come qualcosa che non riescono a controllare o addirittura qualcosa di negativo, fino al bisogno di contatto corporeo e di fisicità.

Altri, in una sfera più sessuale, esprimono spesso una profonda sofferenza e frustrazione per la non completa soddisfazione degli istinti sessuali.

Molto spesso accade anche che alcune persone si innamorino di chi lavora all’interno dei centri che frequentano, e gli operatori si ritrovano a dover far fronte a richieste rivolte dai loro utenti.

 

Cosa impedisce una corretta espressione delle proprie pulsioni sessuali?

Ci sono una serie di barriere più o meno evidenti che continuano a impedire il corretto sviluppo sessuale ed emotivo della persona con disabilità e quindi il suo benessere.

Tra questi ci sono sicuramente:

  • il ritardo o la mancanza di socializzazione delle proprie esperienze emotive e sessuali;
  • l’assenza di educazione sessuale pubblica;
  • le barriere fisiche che rendono inaccessibili spazi e informazioni;
  • la difficoltà di espressione della propria sessualità;
  • la difficoltà a gestire situazioni che potrebbero essere conseguenti, come ad esempio una gravidanza.

La consapevolezza e il riconoscimento dei bisogni, non è quindi sufficiente per far sì che le persone con disabilità e le loro famiglie, insegnanti ed educatori abbiano idea di come affrontare concretamente l’argomento.

Questo ha portato a cercare di risolvere la situazione arginando il problema e ricorrendo a pratiche come la prostituzione o tramite l’intervento fisico dei familiari stessi, utilizzando farmaci o la chirurgia per eliminare il bisogno stesso alla radice, imponendo punizioni o strategie inibitorie e compensatorie.

 

Un caso particolare di un genitore e una soluzione

Pietro Berti e Serena Cartocci, nel libro “Una vita Dopo di Noi” raccontano di essersi trovati a discutere con un genitore che aveva avanzato la richiesta di somministrare al proprio figlio farmaci che eliminassero del tutto le pulsioni sessuali, in quanto non riusciva gestire i continui episodi di masturbazione in salotto.

Il percorso ebbe tra i suoi obiettivi quello di educare il figlio insegnando la differenza tra salotto e bagno, e di rendere la cosa accettabile anche dai genitori.

Queste soluzioni però oltre a non aver avuto grandi risultati, non considerano il diritto della persona di coltivare il proprio benessere sessuale.

 

Cosa è importante fare per migliorare la situazione?

È importante accompagnare la persona con disabilità, e la sua famiglia, nel suo cammino di autodeterminazione e ad esprimere i propri bisogni attraverso modalità comportamentali più adeguate.

Ad esempio, il genitore può trovarsi di fronte ad un figlio che non riesce a gestire il momento della masturbazione: questa spesso si verifica, altre a volte ne emerge solo il tentativo, provocando sconforto e frustrazione.

L’intervento del genitore educato alla sessualità, in questo caso, sarebbe volto a permettere la stessa azione, insegnando a comunicarne la necessità e il bisogno di attuarla nel privato, così da impedire che diventi un gesto ossessivo e compulsivo.

Allo stesso modo, se si ha a che fare con un/a ragazzo/a con disabilità, impegnato all’interno di una relazione, è importante che il genitore sia preparato a dover, a sua volta, preparare e informare il figlio/a.

A questo punto la domanda sorge spontanea:

Perché pensare alla somministrazione di farmaci che eliminino del tutto le pulsioni sessuali di una persona, piuttosto che ricercare professionisti che diano strumenti efficaci per educare e imparare a gestire situazioni come queste?

I professionisti del team del Coach Familiare possono aiutare te e il tuo familiare ad acquisire le giuste tecniche per migliorare la situazione!

 

 

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