Cohousing e Dopo di noi
Negli ultimi anni il tema del “cohousing” è diventato un tema molto caldo.
Con il termine “cohousing” indichiamo una condivisione di spazi e di servizi, come ad esempio l’abitare in un complesso di appartamenti condividendo degli spazi comuni, come la:
- cucina
- lavanderia
- sala dei giochi e attività per i bambini
- libreria.
Il cohousing è stato applicato in vari ambiti e con scopi differenti e ha trovato uno spazio importante anche nel “Dopo di Noi” diventando un’alternativa valida e desiderabile per molte persone.
Il progetto di cohousing: le prime esperienze di cohousing in Italia
Le prime esperienze di cohousing in Italia, con il coinvolgimento di persone con disabilità, sono nate dal desiderio delle famiglie di realizzare per i loro figli un futuro diverso, fatto di condivisione, di autonomia, di relazioni e di stabilità.
Ciò che maggiormente spaventa le famiglie quando parliamo del “Dopo di noi” è l’incertezza riguardo a chi si prenderà cura del loro caro, se ci sarà qualcuno disposto a prendere il loro posto.
In questo quadro il cohousing ha fornito una risposta ai bisogni di tante famiglie e nel tempo sono nate diverse realtà.
Una di queste “Le Case Comuni” è nata nel 2013 a Milano quando la Fondazione La Comune si è chiesta come poter rendere praticabile il diritto ad una vita indipendente per i giovani con disabilità intellettiva-relazionale.
Il progetto di cohousing “Le Case Comuni”
Il progetto propone esperienze di cohousing a medio e lungo termine destinate a giovani con disabilità impossibilitati ad intraprendere un percorso residenziale autonomo e giovani studenti o lavoratori fuori sede interessati a un percorso abitativo in condivisione ed impossibilitati ad affrontare costi elevati.
Al centro di questo progetto ci sono tre parole chiave:
- Adultizzazione: la persona sopra i 18 anni è un adulto e come tale va trattato;
- Diritto alla vita indipendente: diritto ad uscire dalla casa genitoriale e iniziare la propria strada nel mondo;
- Autonomia: diventare autonomi nelle cose del quotidiano per poter affrontare sfide maggiori.
La selezione degli inquilini avviene dopo un’attenta conoscenza dei giovani e delle loro famiglie al fine di individuare punti di forza e criticità così da organizzare nel modo più idoneo e personalizzato l’esperienza della residenzialità.
Non è possibile, ad esempio, prendere in considerazione le richieste di persone che necessitano di costante assistenza sanitaria.
Come si finanzia il progetto di cohousing “Le Case Comuni”
Per finanziare il progetto viene richiesto ad ognuno dei giovani disabili residenti l’erogazione dell’80% della pensione di invalidità o indennità di accompagnamento.
Viene inoltre ipotizzata una compartecipazione da parte dell’ente pubblico tramite un contributo aggiuntivo che il Comune di Milano riconoscerà alle famiglie, nell’ordine di 700,00 euro pro capite rapportato al periodo di residenzialità.
Ai giovani studenti viene chiesto, invece, un contributo di 150,00 euro mensili a parziale copertura delle spese della loro presenza e nel riconoscimento dell’impegno da essi svolto che permette un abbattimento dei costi di assistenza notturna.
Il progetto di cohousing: la vita nella Casa
La vita nella Casa è organizzata in modo da seguire una routine che garantisca lo svolgimento delle attività di tutti gli abitanti.
Vengono garantiti, inoltre, per i giovani disabili:
- vitto e alloggio per 6 giorni su 7, escluso il mese di agosto;
- accompagnamento educativo all’autonomia (cura di sé, gestione domestica);
- counseling pedagogico individuale, per la giovane coppia residente (se presente) e per l’intero gruppo di abitanti;
- attività sportive e socio-ricreative.
Per i giovani studenti viene fornito:
- vitto per 6 giorni su 7 (escluso il mese di agosto) e alloggio 7 giorni su 7 per tutto l’arco del periodo progettuale;
- formazione all’esperienza di residenzialità, counseling individuale;
- garanzia di affitto calmierato;
- counselling per l’intero gruppo di abitanti;
- attività sportive e socio-ricreative integrate presso l’ente gestore.
Oltre ai ragazzi che abitano nell’appartamento sono presenti delle figure professionali su turni come ad esempio:
- l’educatore professionale;
- la pedagogista e la formatrice;
- i volontari;
- il personale addetto alle pulizie.
Gli obiettivi del progetto di cohousing
I ragazzi, grazie al cohousing, hanno la possibilità di crescere e di rendersi indipendenti dalle proprie famiglie, condividendo con altri coetanei questa esperienza e imparando così ad occuparsi di se stessi e dei propri bisogni quotidiani in autonomia.
Inoltre, vivere con altre persone permette di ridurre notevolmente l’isolamento che spesso i ragazzi con disabilità si trovano a vivere, permettendo così l’instaurarsi di amicizie e relazioni significative.
Grazie a progetti come “La Casa Comune”, dove si diventa adulti autonomi condividendo la quotidianità, si sta lentamente strutturando un nuovo modo di pensare al futuro della persona con disabilità.
Non siamo più davanti a soluzioni di tipo strettamente assistenziale, ma siamo davanti a nuove soluzioni abitative che mettono al centro la persona disabile e le sue scelte, desideri e bisogni, sottolineandone quindi il potere di autodeterminazione e di emancipazione dalla famiglia.
Il cohousing diventa quindi un modo sì per sviluppare autonomie e abilità, ma anche un luogo dove realizzare sé stessi e scrivere la propria storia.
Foto dal sito: fondazionelacomune.org