Come si può intervenire nel caso di comportamenti problema sessualizzati? L’approccio
In passato, le persone con disabilità soffrivano di una relativa invisibilità e tendevano ad essere considerati come “bisognosi di cure e assistenza”, secondo un approccio di tipo medico o caritativo assistenziale.
Nel corso degli ultimi due decenni si è progressivamente assistito ad un cambiamento di prospettiva, grazie anche all’impegno del movimento internazionale delle persone con disabilità.
Oggi si parla di un approccio alla disabilità basato sui diritti umani.
Cosa possiamo dire sulla sessualità delle persone con disabilità o disturbo cognitivo?
Lo sviluppo fisico di una persona prescinde dalle sue difficoltà intellettive o dell’apprendimento, per cui le regole dello sviluppo sessuale non sono influenzate dal disturbo, ma…
L’uso di farmaci può produrre ampie variazioni per quanto riguarda l’inizio della pubertà o essere determinante nella comparsa dei comportamenti problema sessualizzati.
La produzione di steroidi sessuali durante la pubertà crea impulsi, fantasie e sensazioni sessuali esattamente come in tutti gli adolescenti, a prescindere da una eventuale diagnosi.
Spesso ci troviamo davanti a genitori, caregiver, operatori che incontrano una certa difficoltà nel trattare l’argomento, finendo per negarlo o evitarlo.
Ne abbiamo già parlato in passato nell’articolo “Disabilità e sessualità: da genitore come mi comporto?”, in cui viene affrontata la difficoltà vissuta dai genitori nell’affrontare la sessualità, a volte difficile, del proprio figlio o della figlia.
Così facendo, bisogni ed impulsi sessuali spariscono davvero?
Ovviamente no, e rischiano di intensificarsi.
Fin dall’età adolescenziale, iniziano a delinearsi e ad essere ben chiari:
- pensieri
- orientamenti
- scelte sessuali
Questo accade in ogni individuo, non fanno eccezione le persone con disabilità.
La vita sessuale finisce per essere sperimentata e desiderata pertanto la dimensione sessuale non può essere repressa semplicemente non considerandola.
Prima o poi emergerà attraverso modi ed espressioni differenti o forse anche più problematici che, se non adeguatamente educati, potrebbero portare ad esperienze di fallimento e frustrazione.
Il primo passo per affrontare il comportamenti problema sessualizzati
Il primo passo per comprendere, evitare o attenuare comportamenti problema sessualizzati è tener conto dell’attribuzione di significato.
Le persone con disabilità intellettiva per quanto riguarda la sessualità, il più delle volte attribuiscono significati completamente diversi da quelli normalmente dati.
Le persone con disabilità intellettiva alla sessualità abbinano sempre una parte affettiva ed emotiva.
La frase “io e la mia amica facciamo l’amore” dovrebbe essere ben indagata prima di comprenderla con il suo significato comune.
Questo perché, soprattutto con la Sindrome Down, si affaccia il desiderio dello stare insieme come bisogno di relazione con persone, inteso come vicinanza affettiva più che fisica nel senso erotico del termine.
Il più delle volte, la frase si riferisce a carezze e baci senza nessuna finalità sessuale.
Un altro problema comune che può trasformarsi in un comportamenti problema sessualizzati
Un altro problema comune è la masturbazione, che può trasformarsi in un comportamento problema!
Le persone autistiche fanno più difficoltà a comprendere certi schemi comportamentali, poiché non comprendono bene il concetto di privato e pubblico.
Se fanno qualcosa di privato in pubblico, non hanno un’empatia ben sviluppata che consenta loro di comprendere i sentimenti degli altri (es: disagio).
Inoltre, associano molto spesso certi oggetti alla masturbazione, che se vengono visti in contesti altro che privati potrebbero innescare in loro eccitazione a prescindere dal contesto.
In alcuni casi, potrebbero collegare in maniera rigida alcune attività alla masturbazione (se è capitato che si siano masturbati dopo essersi svestiti, potrebbero farlo facilmente ogni volta che si svestono per qualunque motivo).
Alla base di tutti questi aspetti però vi sono spesso la mancanza di una routine programmata, in cui ci sia un momento per la propria sessualità oppure la mancanza di:
- opportunità sessuali (come avviene con i coetanei normotipici)
- educazione sessuale
- privacy nelle camere da letto dovuta al fatto che si condivide la stanza con altri o non si ha il permesso di chiudere la porta.
In ultima istanza, non per importanza, anche l’accesso limitato alle proprie aree genitali, a causa di assorbenti per l’incontinenza o indumenti specifici, potrebbero spingere la persona a toccare costantemente le proprie aree genitali dando a noi tutti l’impressione errata che si stia stimolando.
Uno dei passi principali per estinguere un comportamento problema sessualizzato
In conclusione, possiamo dire che sicuramente uno dei primi passi da compiere per estinguere i comportamenti problema sessualizzati è quello di lavorare su modi, luoghi e tempi alternativi per poter compiere determinati atti.
Interrompere un atto di masturbazione in pubblico, può portare ad avere un risultato momentaneo, ma ciò non basta ad evitare che lo scenario si ripeta ancora.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di reindirizzare la persona verso il luogo giusto, magari programmando nella sua giornata delle opportunità, per gli atti onanistici, andando così a ridurre le probabilità che a ciò si verifichi di nuovo in pubblico.
Un modo per inserire l’atto masturbatorio all’interno della routine quotidiana, potrebbe essere quello di programmarla al ritorno da scuola o dal centro diurno o la sera prima di mettersi a letto.
E’ però importante tener presente che, dove il disturbo non è grave, ma le funzioni cognitive della persona lo consentano, è bene educarla a capire quando e perché sente la necessità di masturbarsi, questo per evitare che passi il messaggio che l’atto debba essere necessariamente incluso all’interno della quotidianità, senza averne una reale voglia o necessità, ma solo per noia.
Ripetiamo sempre che è importante chiedere aiuto e che, soprattutto, non ci si deve vergognare nel farlo, pensando di essere genitori/caregiver incapaci.
I professionisti scelgono di intraprendere un percorso ed è giusto che voi riusciate ad affidarvici!