Progetto di Vita individuale: domande

Progetto di Vita individuale: alcune domande  

Il webinar online tenuto da Pietro Berti, psicologo esperto di Progetto di Vita il 23 settembre 2025 e organizzato da “Voce al Caregiver” (progetto di Eleonora Boarini e Cecilia Sorpilli), al quale abbiamo dedicato l’articolo dal titolo “Il progetto di vita, oltre i falsi miti”, ha destato molto interesse ed anche una serie di quesiti ai quali cercheremo di dare risposte.

 

Per un Progetto di vita individuale ci sono limiti di età? 

Il Progetto di vita individuale non ha limiti di età e può essere attivato per i bambini come per gli anziani.

Una persona con disabilità o la famiglia lo possono richiedere in tutto l’arco della sua vita, a partire dal momento della certificazione 104 in avanti, anche se si tratta di un bambino di pochi anni oppure una persona di 60 anni e anche oltre.

 

Ci sono limiti economici di ISEE? 

L’ISEE di riferimento è quello famigliare fino al compimento dei 18 anni, poi è quello Socio Sanitario ristretto anche se la persona abita in casa con i genitori e la famiglia.

Avere un ISEE alto significa solo compartecipare maggiormente alle spese.

I Comuni non si possono rifiutare di fare il Progetto di Vita individuale per mancanza di fondi.

Una sentenza della Cassazione dice che anche i Comuni in dissesto finanziario non possono rifiutarsi di farlo, ma possono chiedere i soldi al Ministero.

In un ricorso al TAR di un Comune delle Marche che si era opposto al Progetto di Vita giudicandolo troppo oneroso, il TAR ha dato ragione alla famiglia, sostenendo che le sole ragioni economiche non possono essere una giustificazione per non fare il Progetto di Vita.

Ovviamente le richieste della famiglia devono essere ragionevoli e fattibili.

 

Il Progetto di Vita individuale è modificabile nel corso del tempo?  

Il Progetto di Vita che si scrive oggi, non è immutabile nel corso del tempo, anzi solitamente si revisiona una volta all’anno e se non ci sono variazioni si porta avanti, altrimenti se cambiano condizioni e situazioni si deve modificare

Ad esempio: se una persona va a scuola e quando finisce la scuola si deve valutare qualcosa di diverso per il suo futuro, quando iniziamo pensarci? Dalla terza o quarta superiore si deve iniziare a progettare il suo futuro lavorativo e la vita adulta.

 

I bisogni della persona con disabilità devono essere avvallati da qualcuno? 

No, perchè al tavolo di lavoro del Progetto di Vita, come già abbiamo detto nell’articolo sul Progetto di Vita, oltre i falsi miti, il parere di uno non conta più di un altro, ma si devono scrivere e dimostrare le proprie affermazioni.

Ad esempio: sto seguendo il Progetto di una ragazza che a livello di funzionalità fisica non ha alcun problema, quindi non ha problemi a livello assistenziale, ma ha difficoltà a livello cognitivo.

La scuola e il Comune vogliono mettere a scuola un OSS, ma con la famiglia abbiamo detto che è inutile, perché ha necessità educative, non assistenziali, quindi serve un educatore.

Nel tavolo del Progetto di Vita individuale lo abbiamo dimostrato, chiedendo al Comune di dimostrare che invece ha bisogno di un OSS: non sono stati in grado di dimostrarlo.

Spesso la ASL o il Comune non hanno mai neppure visto la persona con disabilità.

 

Una volta mandata la pec al Comune quali sono i primi passi e chi deve organizzare gli incontri?

Dopo che la persona con disabilità ha inviato la pec (Posta Elettronica Certificata), direttamente o delegando qualcuno a farlo, inidirizzata al Comune di residenza o all’ambito territoriale di residenza, in particolare ai Servizi sociali e scrivendo che:

Si richiede l’attivazione del Progetto di Vita della persona…, residente in via…del Comune…ai sensi della legge 328 del 2000 e 227 del 2021

Allegando la carta d’identità, inizia l’iter burocratico.

Teoricamente l’assistente sociale del Comune dovrebbe contattare l’ASL e, mettendo insieme tutte le persone, concordare una data per il primo incontro.

Alcuni Comuni delegano direttamente all’ASL questa fase.

Se però nell’arco di due/quattro settimane non rispondono è necessario sollecitare in maniera decisa, ricordando che l’inerzia istituzionale è un reato.

 

Sulla base della vostra esperienza nella redazione dei Progetti di Vita potreste creare un modello condivisibile?   

Lo abbiamo già, costruito nel tempo per ovviare alla richiesta dei Comuni che non hanno mai fatto Progetti di Vita o che non hanno un loro modello.

In prima istanza però ci adeguiamo al loro, poi se non lo hanno proponiamo il nostro.

Siamo pronti ad abbandonarlo appena ci sarà il modello unico nazionale, che adesso in fase sperimentale.

 

Le Cooperative Sociali sul Progetto di Vita che ruolo hanno ed esiste una lista delle Cooperative accreditate ai vari Comuni?   

Ci può essere un elenco perché alcuni Comuni appaltano alle Cooperative alcuni servizi, quindi risultano accreditate per quel servizio, ma nulla vieta che se quelle accreditate non hanno quel servizio di rivolgersi ad altre.

Ad esempio: se il Comune deve fornire un educatore e la Cooperativa che ha vinto l’appalto non ne ha, si può andare in deroga chiedendo ad altre Cooperative del territorio.

In alternativa si può attivare il finanziamento indiretto: i soldi vengono dati alla famiglia, che deve spenderli per quel servizio, per un’altra Cooperativa o può contrattualizzare personalmente ad esempio l’educatore per fare quel tipo di servizio, ma non devono essere liberi professionisti.

 

Come s’inserisce la scuola nel Progetto di Vita?  

Deve inserirsi, anche perché una parte importante del Progetto di Vita, quando la persona è a scuola.

Il PEI, il Piano Educativo Individualizzato, è parte integrante del Progetto di Vita, quindi la scuola deve essere invitata ai tavoli di lavoro per dare il suo contributo, soprattutto perché a scuola ci sono insegnanti che conoscono bene le persone con disabilità.

 

Per l’attuazione dei sostegni individuati dalla valutazione multidimensionale sono previste delle risorse finanziarie oppure tutto deve essere realizzato senza risorse aggiuntive? Ma sarebbe utopico?  

In realtà il problema delle risorse aggiuntive è un falso problema, perché la suddivisione delle risorse è fatta artificialmente territorio su territorio da:

  • Regione
  • ASL
  • Comuni ecc.

 

le quali decidono di destinare un certo budget ad un servizio o ad un altro, ma il Progetto di Vita potrebbe andare in deroga per tutte queste cose.

L’ideale sarebbe avere un fondo unico, per cui quando si dice risorse aggiuntive, ci si deve chiedere: ma rispetto a cosa?

Se sono aggiuntive rispetto all’esistente e c’è necessità di altri servizi, bisogna che cambino, ma come abbiamo visto si può anche modificare il Progetto di Vita.

 

Il Progetto di Vita individuale o di gruppo?  

Una domanda è stata fatta su un caso specifico di un figlio che va in una accademia privata e porta avanti un progetto per fare abitare e lavorare i ragazzi in una specie di agriturismo.

E’ possibile mettere questo progetto nel Progetto individuale e progetto di gruppo?

La risposta è che è possibile inserirlo nel Progetto di vita individuale, ma “un Progetto di vita di gruppo” è una contraddizione di termini, e non ha senso.

Il progetto di vita è individuale perché io ho bisogno di quelle cose, se poi decido di abitare con altre persone, queste persone potrebbero però anche nel tempo cambiare, come cambiano i compagni di vita, per cui legare tutto insieme non è opportuno, ma può essere messo nel Progetto di Vita di ciascuno sicuramente, perché se quella persona decide di andare via si porta dietro il suo Progetto di Vita.

E si può inserire nel Progetto anche se il sevizio è privato e non è accreditato, anzi si deve mettere.

 

Quando l’assistente sociale contesta alla persona con disabilità un bisogno e dice che non si può dare quel servizio per una mancanza di fondi, cosa si può fare?  

Anzitutto si deve essere sicuri che la rilevazione dei bisogni sia stata svolta correttamente, in base a criteri tecnici oggettivi.

Se ad esempio si dice che quella persona ha bisogno di una certa cosa con dati alla mano, in base a valutazioni di professionisti, ognuno con la sua competenza, che si mettono insieme, significa che quello è un bisogno dimostrato.

Quando però ci si scontra con un muro di gomma, si può fare un accesso al TAR per “Progetto inadeguato”.

Il TAR per prima cosa però verifica che ci sia effettivamente un Progetto, perché se il Comune e la ASL non hanno mandato una proposta concreta, non c’è un Progetto di Vita o se è tutto ben scritto, ma se non c’è il budget, anche in quel caso non c’è un Progetto di Vita.

Qualora ci sia un Progetto, il TAR verifica che sia compatibile con i bisogni con un’analisi approfondita.

Il legali con cui sono entrato in contatto, in particolare Laura Andrao, mi hanno riferito che però dipende anche dal Giudice.

Il passaggio successivo è il Consiglio di Stato, che invece fa una lettura molto attenta.

Ecco perché è necessario che tutto sia fatto fin dal Progetto nel migliore dei modi, con dati a supporto della propria tesi e e comunque alla fine è il Giudice che ha il potere d’imporre l’attuazione del Progetto di Vita.

 

Oltre alla famiglia chi deve essere coinvolto nel Progetto di vita?  

La domanda è anche se in particolare deve essere coinvolto il caregiver, e se il caregiver convivente è discriminato dal Progetto di Vita in conseguenza della recente sentenza della Corte Europea, secondo la quale ha gli stessi diritti della persona con disabilità?

La risposta è che non deve essere discriminato, anzi il suo parere è fondamentale, al punto che il lavoro di caregiver deve essere quantificato economicamente.

Nel budget di Progetto consiglio sempre di quantificarlo, perché se non si mette in evidenza che quella persona sta con i genitori, per fare un esempio, o con il partner o con un altro famigliare, e che ad esempio gli fanno l’assistenza notturna e nei giorni festivi, non ci si rende conto che queste cose non sono dovute.

Quello che invece è dovuto dalla costituzione è che una persona che non è in grado di badare a se stessa è in carico allo Stato, ma non prevede che debba essere a carico dei famigliari, estremizzando il concetto: i genitori potrebbero anche, quando il figlio con disabilità è arrivato alla maggiore età, dire che il loro compito è finito e ci deve pensare lo Stato.

Per questo motivo il lavoro del caregiver va valorizzato ed ha gli stessi diritti di tutti, compresi gli svaghi e il tempo libero che devono essere fatti presente nel Progetto di Vita.

 

Con chi possono o devono dialogare i docenti di sostegno per progettare bene il Progetto di Vita  

Prima di tutto con:

  • Comuni
  • ASL
  • Famiglia

ma anche con uno psicologo che sa scrivere il Progetto di Vita, perché, come abbiamo detto, è un documento tecnico.

 

Accomodamento ragionevole qual è il limite?  

Teoricamente nessuno.

Significa che, se non c’è quel servizio, cerchiamo insieme di capire come possiamo “accomodarlo”, perché vada bene a tutti.

 

Progetto di Vita e Dopo di Noi che relazione hanno?  

Può esserci una relazione fortissima o bassissima, dipende da vari fattori.

Il Dopo di noi significa pensare ad una persona adulta che vive in un luogo diverso dalla casa dei genitori, non solo quando i genitori moriranno o non saranno più in grado di aiutarlo, ma anche quando una persona vuole semplicemente uscire dall’ambito famigliare.

Se quindi il progetto di vita si fa ad un bambino, il Dopo di noi non c’entra in alcun modo, perché chissà cosa farà quando sarà maggiorenne o anche dopo.

Nell’adolescenza invece s’inizia a parlare della transizione nella vita adulta e in alcuni casi si può iniziare a pensare al Dopo di noi, dai 25 anni in su è il caso d’iniziare a fare un ragionamento serio.

In che senso? I genitori possono essere ancora relativamente giovani, però è necessario pensare al luogo in cui il figlio o la figlia potrebbero vivere bene o non vivere bene: questo può già rientrare nel Progetto di Vita.

 

E’ vero che il Progetto di Vita inizia per i minori con le programmazioni extrascolastiche per le autonomie e inclusione sociale e con tutto quello che viene programmato con l’assistente sociale?  

Questa programmazione rientra nel Progetto di Vita individuale, ma non solo questo, rientra tutta la sua vita:

  • scolastica
  • extrascolastica
  • familiare
  • extrafamiliare.

 

Altre domande sui specifici aspetti economici   

Se si beneficia dei contributi INPS tipo HCP il Comune accorda ugualmente i contributi per il Progetto di Vita individuale?

La risposta è sì, perché vanno tutti nel budget di Progetto. Il budget va costruito con tutti i contributi e con le spese.

Il Progetto di Vita individuale e relativo budget sono portabili in altri Comuni o Regioni?

Sì, ma devono essere mandati alla nuova realtà territoriale, perché alcuni servizi potrebbero essere diversi.

 

La definizione del Progetto di Vita individuale richiede sempre il supporto di un legale?   

Non necessariamente, così come non necessariamente c’è la presenza di un consulente progettista, anche se avere questi professionisti contribuisce al buon esito.

 

 

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