Risorse statali destinate al programma Dopo di Noi

Risorse statali destinate al programma Dopo di Noi: l’intervento della Consigliera Mirabella Carmela  

L’intervento della consigliera Mirabella Carmela – figura autorevole nel panorama politico e istituzionale,
nota per il suo impegno nel campo dei diritti sociali e della tutela delle persone con disabilità – si concentra sulle criticità emerse nella gestione delle risorse statali destinate al programma Dopo di Noi nel periodo 2016-2022.

Questo programma si propone di garantire una rete di assistenza e supporto per le persone con disabilità una volta che i genitori o i caregiver non sono più in grado di fornire assistenza.

Attraverso un’analisi dettagliata, la Consigliera Mirabella mette in luce questioni cruciali come la mancanza di trasparenza, la rendicontazione inefficace e i criteri discutibili nella distribuzione delle risorse.

 

Criticità e sfide nel contesto della legge del Dopo di Noi 

L’intervento della Consigliera Mirabella Carmela, ha posto in luce molteplici criticità e sfide nel contesto della legge del Dopo di Noi.

La consigliera ha approfondito aspetti tecnici e problematiche organizzative, gettando luce su una materia complessa e articolata.

Nello specifico l’intervento mette in luce una serie di criticità nella gestione delle risorse statali destinate al programma Dopo di Noi nel periodo compreso tra il 2016 e il 2022.

L’analisi dettagliata della consigliera evidenzia diverse questioni rilevanti, concentrandosi principalmente sulla mancanza di trasparenza, rendicontazione inefficace e criteri discutibili nella distribuzione delle risorse.

Uno dei punti chiave sollevati riguarda l’assegnazione di 466 milioni di euro:

Abbiamo individuato dal 2016 al 2022 che sono stati stanziati 466 milioni

 

Come sono state stanziate queste risorse? 

La platea potenziale di 100-150.000 individuata dalla relazione tecnica alla legge 112 viene criticata per essere parziale e basata su un metodo non pienamente condivisibile, considerando che include una parte dei precettori di indennità di accompagnamento di invalidità, una categoria non automaticamente correlata ai beneficiari effettivi della legge Dopo di Noi.

C’è stata una mancata individuazione dei bisogni delle persone.

L’assenza di una corretta programmazione ha portato a una distribuzione delle risorse senza una previa identificazione dei fabbisogni effettivi.

In un processo di programmazione corretto si sarebbero prima identificati i bisogni e poi il fabbisogno
finanziario utili a colmarli
.

 

Particolari criticità su trasferimento risorse e rendicontazione 

Un aspetto di particolare rilievo riguarda il trasferimento delle risorse alle Regioni e la mancanza di rendicontazione.  Sono state ripartite le risorse per le regioni con provvedimenti ministeriali ma non sono state trasferite. Perché?

Tutta colpa della mancata rendicontazione che doveva essere messa in atto dalle Regioni stesse. Rendicontare significa dichiarare effettivamente come sono utilizzate queste risorse.

Perché non c’è stata questa rendicontazione? Le Regioni non sanno rendicontare o non hanno ricevuto questo risorse?


C’è anche il problema delle risorse che sono state trasferite ma non utilizzate

Cosa bisogna fare in questi casi? Bisogna restituire le risorse? E se sono state utilizzate?

Se lo Stato ha il potere di accertare l’uso corretto delle risorse definite a “destinazione vincolata” e richiedere la restituzione in caso di non utilizzo perché questo non è avvenuto?

Che implicazioni ha chiedere la restituzione delle risorse?

 

Mancanza di obiettivi chiari e di livelli essenziali di prestazioni  

Un ulteriore aspetto su cui concentrarsi è la mancanza di fissazione di obiettivi di servizio chiari e livelli essenziali di prestazioni nelle leggi vigenti.

Tutte le leggi hanno fissato dei termini entro i quali bisogna determinare il livello essenziale delle prestazioni ma non sono stati stabiliti così come non sono stabiliti nemmeno gli obiettivi di servizio

La Consigliera sostiene che la legge 112 indica i servizi ma non specifica gli obiettivi di questi servizi.

 

Come definiamo in modo più preciso questi obiettivi? 

La Consigliera sostiene che:

Fissare i livelli essenziali e prestazioni significa che trasferite le risorse non c’è più alcun controllo. Questo controllo è determinato dal fatto che lo Stato trasferisce risorse che hanno un marchio, ovvero sono destinate con una finalità. Allorquando sono fissati i livelli essenziali alle prestazioni e le risorse, così come avviene per le aziende sanitarie, vanno in un fondo indistinto che viene poi utilizzato nell’autonomia regionale. Insieme alla fissazione di livelli essenziali vengano individuati, disciplinati, regolamentati e programmati controlli. È necessario che lo stesso livello essenziale sia garantito in tutte le regioni (dalla Sicilia alla Puglia alla Lombardia al Veneto…).

Chi controlla però che questo avvenga? La singola Regione.

 

Tante Regioni, tanta confusione….  

È necessario individuare degli strumenti che garantiscano su tutto il territorio nazionale, non proprio tutto il livello essenziale, ma almeno lo stesso livello, in modo omogeneo poiché quello che si è rilevato è una forte differenziazione.

Abbiamo tante Regioni quanti modelli organizzativi.

Questo rientra nell’autonomia, però tutto ci deve essere fatto garantendo il livello delle prestazioni.

Non è facile, ma questo si programma prima: non si fa la legge con cui si stabilisce quali sono le risorse e a chi vanno e poi vediamo si vedono i controlli.

Perché allora non è stato fatto prima?

Le risorse sono state trasferite, ripartite alle Regioni… Questa ripartizione è avvenuta sulla base di un criterio fissato nel decreto ministeriale del novembre 2016 basato esclusivamente sulla fascia anagrafica di residenti fra 18 e 64 anni. Questo non corrisponde alle esigenze del territorio! Il criterio nel decreto era previsto come sperimentale… siamo nel 2022 e il criterio ancora quello! Anche questo richiede assolutamente una riforma, una revoca, un miglioramento.

Quando ci sarà questo miglioramento?

 

Le Banche Dati, queste sconosciute  

Un altro punto toccato dalla Consigliera è la mancanza di implementazione delle banche dati, strumenti essenziali per una programmazione e legislazione informata.

La Consigliera sottolinea giustamente che la conoscenza dei dati è fondamentale per garantire una gestione efficace delle
risorse e per permettere al legislatore di formulare leggi più pertinenti.

Tuttavia, manca un approfondimento sulle possibili soluzioni o su come spingere per l’attuazione di tali banche dati.

La Consigliera critica anche la mancanza di monitoraggio e valutazione dei livelli essenziali di prestazioni a livello regionale, come previsto dalla legge del 2011.

Questa carenza, oltre a essere un problema amministrativo, può compromettere la qualità e l’appropriatezza dei servizi offerti.

La mancanza di dati sulla qualità dei servizi è una lacuna critica che la Consigliera sottolinea giustamente, tuttavia, non offre proposte concrete su come risolvere questo problema.

Un altro punto interessante è la necessità di controlli esterni indipendenti, soprattutto quando i beneficiari sono soggetti fragili.

La Consigliera riconosce la difficoltà di valutare la qualità dei servizi offerti a persone con disabilità e suggerisce controlli rigorosi e oggettivi. Tuttavia, non specifica come dovrebbero essere strutturati tali controlli e chi dovrebbe effettuarli.

Questa sarebbe stata un’opportunità per offrire soluzioni pratiche a questa esigenza cruciale.

a cura di Mariachiara Raucci

Foto by Yan Krukau da pexels

 

 

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