Piano Educativo Individualizzato (PEI) e Progetto di Vita: quali sono le differenze?
Vi è mai capitato di parlare con una persona di Progetto di Vita, e quella persona capisce che invece state parlando del Piano Educativo Individualizzato (PEI)?
A me sì e ho dovuto spiegare che Progetto di Vita e Piano Educativo Individualizzato (PEI) sono due cose diverse.
Ma andiamo con ordine.
Cosa s’intende per Piano Educativo Individualizzato (PEI)?
Il PEI è il documento ufficiale, determinante per il percorso scolastico degli alunni con disabilità certificata.
Il Piano Educativo Individualizzato chiarisce le modalità di sostegno didattico, come:
- il numero di ore di sostegno alla classe
- le modalità di verifica
- i criteri di valutazione
- gli interventi di inclusione svolti dal personale docente nell’ambito della classe e in progetti specifici
- la valutazione in relazione alla programmazione individualizzata
- gli eventuali interventi di assistenza igienica
- la proposta delle risorse professionali da destinare all’assistenza, all’autonomia e alla comunicazione.
Cos’è il Progetto di vita?
Il Progetto di vita, come già ampiamente spiegato dal prof. Pietro Berti, è un documento che, a partire dal profilo funzionale della persona e dai suoi bisogni, individua quali sono le possibilità, i servizi e i sostegni che possono permettere alla persona di:
- migliorare la qualità della propria vita
- sviluppare a pieno le potenzialità
- potersi sentire parte integrante della comunità
- avere la possibilità di vivere una vita indipendente e con le stesse opportunità degli altri.
Si tratta di un diritto sancito dalla legge n. 328/2000 (“Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”), la quale prevede che, affinché si ottenga in pieno l’integrazione scolastica, lavorativa, sociale e familiare della persona con disabilità, si predisponga un progetto individuale per ogni singola:
persona con disabilità fisica, psichica e/o sensoriale, stabilizzata o progressiva (art. 3 L. 104/92)
Attraverso questo piano individuale si possono quindi creare percorsi personalizzati, in cui i vari interventi siano coordinati in maniera mirata, massimizzando così i benefici effetti degli stessi e riuscendo, diversamente da interventi settoriali e tra loro disgiunti, a rispondere in maniera complessiva ai bisogni ed alle aspirazioni del beneficiario.
Cosa deve contenere il PEI? Linee guida
In primo luogo quindi di Piano Educativo Individualizzato (PEI) si parla solo all’interno della scuola; di Progetto di Vita se ne parla per tutta la vita.
Il PEI deve contenere:
- obiettivi didattici, educativi e di apprendimento, compresi l’inclusione e la socializzazione, e più in generale il benessere dell’allievo nel contesto della scuola
- elenco di tutte le attività didattiche, l’organizzazione degli orari e la strutturazione delle attività insieme al metodo e ai sussidi impiegati per organizzarle
- valutazione delle attività, con la descrizione dei metodi e dei criteri che la sostengono
- rapporto tra la scuola e il contesto extra-scolastico.
Per cui, il Piano è costruito su quattro assi ossia dimensione della:
- Socializzazione e dell’Interazione
- Comunicazione e del Linguaggio
- Autonomia e dell’Orientamento
- Dimensione Cognitiva, Neuropsicologica e dell’Apprendimento
Cosa deve contenere il Progetto di Vita?
Il Progetto di Vita invece deve contenere indicazioni relative a tre aree:
- Area del desiderio, dove verranno raccolti i desideri e le cose importanti per la persona per una buona qualità di vita;
- Bisogni di sostegno, dove si raccoglieranno le informazioni rispetto a quali tipologie di sostegno necessita la persona (autonomie possedute e potenziali);
- Indicazioni relative alle componenti relazionali e comportamentali della persona con disabilità, al fine di poter individuare la tipologia di persone con cui più facilmente entra in relazione.
Possiamo dunque affermare che il Progetto di Vita è uno strumento fondamentale che crea le condizioni necessarie affinché la persona con disabilità possa divenire maggiormente consapevole con i sostegni necessari, dei propri desideri, limiti, potenzialità e bisogni.
Come si attiva un Piano Educativo Individualizzato?
Il Piano Educativo Individualizzato viene redatto dal Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione (GLO) composto da:
- team dei docenti
- docente di sostegno
- genitori dell’alunno con disabilità
- figure sociosanitarie che seguono il bambino nelle attività riabilitative e terapeutiche all’esterno della scuola e che possono anche essere coinvolte in alcune attività scolastiche.
All’interno del GLO è assicurata la partecipazione attiva degli studenti con disabilità ai fini dell’inclusione scolastica nel rispetto del principio di autodeterminazione.
Il PEI è soggetto a verifiche periodiche in corso d’anno per accertare il raggiungimento degli obiettivi e apportare eventuali modifiche ed integrazioni.
Al termine dell’anno scolastico, è prevista la Verifica conclusiva degli esiti rispetto all’efficacia degli interventi descritti.
Il Progetto di Vita come si attiva?
Il Progetto di Vita deve essere richiesto dalla persona con disabilità o chi per lui (familiare, amministratore di sostegno), inviando una PEC (posta elettronica certificata, che ha sostituito la vecchia raccomandata) al Comune di residenza.
Il Comune ha 60 giorni di tempo per rispondere e per avviare il percorso.
La procedura richiede tempo per la raccolta di più informazioni possibili, tenendo in considerazione la necessità di coinvolgere la persona con disabilità la famiglia, che ha un ruolo centrale in questo processo e tutte le figure che si ritengono importanti per le proposte e la scrittura del progetto stesso.
Il Progetto di Vita è un documento “vivo”, flessibile che si deve integrare con il passare del tempo.
Non c’è un momento migliore per attivare il Progetto di Vita, può essere fatto in qualsiasi momento della vita della persona.
Conclusioni
Concludendo, il Piano Educativo Individualizzato e il Progetto di Vita sono documenti che devono richiamarsi e rafforzarsi a vicenda, almeno durante il periodo scolare.
E’ importante sottolineare, come evidenziato da Dario Ianes, che un buon Piano Educativo Individualizzato deve sfociare in un Progetto di Vita, ossia deve permettere di pensare l’allievo non solo in quanto tale, ma come appartenente a contesti diversi dalla scuola, a partire dalla famiglia, ma anche tutti i contesti in cui ogni soggetto vive.
Soprattutto deve permettere un pensiero sull’allievo come persona che può crescere, che può, nella sua disabilità, diventare adulto
A cura di: Serena Faieta, Laureata in Psicologia (team coach familiare).
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