Normativa del Progetto di Vita: intervista all’avv. Laura Andrao

Normativa del Progetto di Vita spiegata dall’avv. Laura Andrao

Laura Andrao è un’avvocatessa del Foro di Reggio Emilia, impegnata da anni in diritto delle disabilità e referente legale di Confad (Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità).

L’abbiamo intervistata per approfondire la normativa del Progetto di Vita e la prima domanda che le abbiamo rivolto è stata:

Quali sono le leggi che regolano il Progetto di Vita?

 

Quali sono le leggi che regolano il Progetto di Vita(PdV)?  

La legge generale che regola il Progetto di Vita è la legge 328 del 2000, è una legge più che maggiorenne che oggi ha quasi 24 anni, purtroppo a causa di alcuni gap all’interno della legge, non è stata applicata in modo adeguato.

Non essendoci all’interno della legge un fac-simile di progettazione, essendo il progetto 328 a forma libera, a parte per alcuni contenuti necessari, è stato molto difficile per la pubblica amministrazione mettere in atto il progetto 328.

Oltre a questo la pubblica amministrazione ha sempre visto il progetto 328 come la gestione “fai da te” del welfare, di conseguenza ha sempre percepito che la 328 fosse il “cavallo di troia” per le sole richieste pecuniarie, cosa che assolutamente non è perché il progetto è scritto in concertazione con i servizi e di conseguenza anche tenendo conto delle loro considerazioni e delle erogazioni in forma diretta e indiretta, che possono dare in relazione ai bisogni della persona. 

 

Quali sono i diritti delle persone con disabilità in materia di Progetto di Vita?

I diritti delle persone con disabilità sono i diritti di tutti, ovvero il diritto ad essere cittadino del mondo che appartiene a tutti come recita la convenzione ONU.

Nello specifico le persone con disabilità hanno il diritto di avere un accomodamento ragionevole in tutto ciò che le riguarda:

  • scuola
  • lavoro
  • vita autonoma indipendente
  • terapie
  • cura
  • assistenza
  • sostegno.

 

All’interno nella normativa del Progetto di Vita, e quindi al Progetto di Vita setesso, vengono delineati tutti questi diritti, andando a passare in rassegna tutti i bisogni della persona con disabilità e cercando di dare loro una risposta.

 

Quali sono le risorse e/o i fondi disponibili per le persone con disabilità a cui si fa riferimento nel PdV? 

All’interno del Progetto di Vita deve essere definito il budget progettuale.

Questo ha, al proprio interno, il patrimonio della persona con disabilità.

Con patrimonio si intende quello della persona con disabilità, perché non deve essere calcolato il patrimonio familiare, ma solo quello della persona, anche se ancora convivente con la famiglia.

Nel patrimonio della persona maggiorenne, addirittura deve essere preso in considerazione solo l’ISEE socio-sanitario ristretto, e non l’ISEE ordinario.

Per quanto riguarda i fondi pubblici che sostengono il progetto 328, sono diversi a livello regionale, perché ogni regione ha stanziato dei contributi in favore della persona con disabilità già definiti, ad esempio in:

  • Lombardia abbiamo la B1 e la B2 e la Disabilità Gravissima
  • Toscana abbiamo soltanto la Disabilità Gravissima
  • Lazio abbiamo la 112 e l’Assistenza Indiretta.

 

Diciamo che vengono articolate in modo differente regione per regione.

Allo stesso tempo è limitativo andare a pensare che il budget progettuale, quindi i fondi pubblici a cui si fa riferimento per finanziare il Progetto di Vita siano già definiti, perché non può essere così, visto che il budget progettuale deve essere una risposta ai bisogni della persona.

Non può avere una risposta già definita nel quantum, ma deve esser rimodulabile o integrabile.

Ovviamente all’interno del budget progettuale devono essere conteggiate le risorse private.

Per risorse private si intende l’accompagnamento, perché il minimo vitale, cioè la pensione di invalidità, aumentata dall’ultima sentenza della cassazione da 300 euro a 570 euro, proprio per garantire un importo che possa far vivere la persona dignitosamente e per le prime necessità, quello non deve essere toccato, mentre con l’accompagnamento si può contribuire alle forme di assistenza di cui si ha bisogno.

 

Quali leggi e diritti promuovono l’accesso all’istruzione inclusiva per gli individui con disabilità e come le famiglie possono affrontare eventuali sfide?

Secondo la convenzione ONU, in quella parte in cui recita cittadino nel mondo di tutti, si parla di istruzione inclusiva.

L’inclusione scolastica è spesso solo una parola, di cui ci si riempie la bocca, ma poco si mette in pratica perchè sebbene ci sia il diritto dell’alunno ad avere la copertura totale laddove ci sia un evento o una disabilità che lo giustifichi, sia per l’insegnante di sostegno, sia per l’assistente alla comunicazione (interprete LIS), o l’OSS o assistenza infermieristica, spesso ci troviamo difronte a dei conteggi “io erogo quello che ho, non quello di cui tu hai bisogno”.

Questo è assolutamente errato, tant’è che nel momento in cui si fa ricorso al TAR per richiedere l’aumento di insegnanti di sostegno, assistenti alla comunicazione o educatori, laddove ce ne siano i requisiti, il TAR condanna sempre la pubblica amministrazione ad erogare la copertura totale.

Un’altra normativa a cui si può far riferimento è quella della lezione in classe.

L’alunno deve essere per forza considerato parte della classe, quindi, sono da condannare fermamente tutti quei comportamenti in cui l’insegnante di sostegno, o l’educatore, prende il bambino e lo porta fuori nella “stanzetta morbida”, in cui di solito passa tutta la giornata, senza in realtà attuare un inserimento scolastico realmente inclusivo.

 

Quali normative regolano l’occupazione delle persone con disabilità, inclusi i diritti sul lavoro, le opportunità di inclusione e il supporto legale disponibile? 

La normativa del Progetto di Vita si occupa anche di questo. Per quanto riguarda l’inserimento lavorativo sappiamo che esistono le liste del collocamento mirato, la persona con disabilità può fare richiesta per essere inserito all’interno di queste liste.

In questo caso ha formalmente un accesso prioritario a determinate posizioni lavorative, purtroppo, anche qui dobbiamo fare i conti con la realtà.

Le aziende preferiscono pagare le sanzioni, che sono comunque molto basse, e non assumere persone con disabilità, o, in alternativa, assumere persone con disabilità molto molto lievi, ad esempio con cardiopatie, problemi articolari, ma nessuna disabilità realmente complessa che avrebbe invece la necessità di trovare la propria realizzazione anche in ambito lavorativo.

Esistono dei tirocini formativi, anche qui c’è un enorme problema di come vengono utilizzati, perchè le persone con disabilità vengono immesse in questo ciclo continuo di tirocini formativi, per cui vengono pagate 200 € al mese per un orario lavorativo di 25 ore a settimana, sempre per attività diverse.

Diciamo che è un tirocinio che non porta mai ad un’assunzione reale, questo è molto grave.

Il diritto sarebbe quello di vedersi riconosciuto un Job Coach, quindi un soggetto che possa sostenere ed aiutare la persona con disabilità durante l’attività lavorativa.

È indubbio che le persone con disabilità si trovino a dover far fronte a molte più cause o pratiche extragiudiziali e giudiziali a causa della propria disabilità perché quei diritti, di cui sopra, sono regolarmente negati o parzialmente concessi.

Sicuramente le spese legali sono molto elevate, in più c’è una cosa che a parer mio è molto grave, che è quella del Patrocinio a spese dello Stato, che non viene concesso alla persona con disabilità perché viene conteggiato, sebbene non faccia reddito, la pensione di invalidità.

Al Patrocinio a spese dello Stato si ha accesso solo ed esclusivamente con un reddito inferiore agli 11.746,68 euro all’anno, ovviamente se sommiamo la pensione di invalidità e l’indennità di accompagnamento andiamo a superare la somma.

Di conseguenza non viene data possibilità di affrontare cause con il Patrocinio a spese dello Stato.

Personalmente, 12 anni fa, ho presentato una proposta di legge in cui chiedevo che venisse riconosciuto il Patrocinio a spese dello Stato, non tenendo conto del reddito annuo, ma con il riconoscimento di invalidità in situazione di gravità.

 

 

 

 

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