Progetto di vita e esperienza lavorativa: il caso di Paolo

Progetto di vita e esperienza lavorativa: un binomio fondamentale  

Nel Progetto di vita l’esperienza lavorativa per la persona con disabilità costituisce una tappa fondamentale.

In merito a questo è importante ricordare che Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia nel 2009, sancisce il diritto delle persone con disabilità a vivere in modo indipendente ed a venire incluse nella collettività. In particolare, l’articolo 19 si basa su tre principi:

  1. autonomia e autodeterminazione, che afferma il diritto universale di prendere decisioni e di controllare la propria vita;
  2. inclusione sociale, secondo cui le persone con disabilità hanno il diritto di partecipare pienamente alla vita sociale, culturale e politica della comunità;
  3. non discriminazione, per il quale le persone con disabilità hanno il diritto di godere di questi diritti senza discriminazioni.

 

Come si soddisfano questi principi? 

Per arrivare a soddisfare questi tre principi, l’articolo 19 afferma che ogni paese deve impegnarsi nella promozione dell’autonomia e dell’autodeterminazione delle persone con disabilità, creando ambienti accessibili e senza barriere, anche tramite la fornitura di servizi e supporti adeguati alla promozione delle autonomie: nel caso di Paolo, come vedremo, il Tutor.

Il cuore dell’articolo 19 risiede nella visione audace di garantire alle persone con disabilità la possibilità di vivere in modo indipendente e di partecipare attivamente alla comunità.

Il concetto di vita indipendente non si limita solamente alla possibilità di abitare autonomamente, ma si estende a un approccio più ampio che promuove l’autodeterminazione, ad applicare le preferenze e le scelte di Paolo.

La vita indipendente non può essere garantita senza il pieno rispetto della volontà e delle scelte della persona interessata.

Questo concetto di autodeterminazione è fondamentale nel superare stereotipi e pregiudizi, consentendo alle persone con disabilità di guidare le proprie vite in modo significativo.

 

L’esperienza lavorativa di Paolo, dettata dall’amore per la cucina 

Paolo è un ragazzo di 24 anni con una forte disabilità intellettiva e vive con i genitori nella provincia di Rimini.

Ha una buona comprensione verbale e si esprime principalmente tramite gesti, indicando ciò di cui ha bisogno.

Bisogna sapere che Paolo ha un grande amore per il cibo e per la cucina in particolare.

Due anni fa ha avuto un’esperienza lavorativa presso un grande negozio di frutta verdura.

In questo negozio svolgeva diversi compiti come impilare le casse e lavare, pulire le verdure e amava molto il suo impiego.

La madre ci ha raccontato di come Paolo si svegliasse la mattina sempre di buon umore e carico per iniziare la giornata lavorativa, e di come, una volta finito l’orario lavorativo, non voleva tornare a casa, preferendo rimanere in negozio.

 

Due tipi di difficoltà incontrate da Paolo sul lavoro

Paolo incontrò purtroppo due tipi di difficoltà sul lavoro: uno derivato dalla disabilità intellettiva, che lo accompagna e l’altro dalla mancata interazione dei colleghi con lui.

Se il primo è un ostacolo che può essere superato tramite un intervento educativo, che il coach familiare può effettuare direttamente con Paolo, il secondo invece prevede un’educazione per le persone che lo circondano.

Ma andiamo con ordine. 

 

La prima difficoltà di Paolo dipende dal suo tipo di disabilità  

La prima difficoltà, legata alla disabilità intellettiva di Paolo, consiste nello svolgimento di compiti in serie.

Da quanto ha descritto il padre di Paolo, una volta finito il compito assegnatoli (ad esempio impilare le casse di verdura) lui non passava al compito successivo, ma rimaneva fermo davanti alla cassetta, come rapito da tutta quella verdura davanti a lui (tanto forte era la sua passione per il cibo), però, pur di non far nulla, sistemava ordinatamente le verdure all’interno della cassetta, svuotando e riempiendo nuovamente la cassetta.

Tuttavia c’erano altri compiti che Paolo doveva svolgere durante il suo orario lavorativo e capitava spesso che si fermasse al primo assegnato, organizzando il materiale minuziosamente, ma tralasciando le altre attività previste nella giornata.

 

La seconda difficoltà dipende dai colleghi   

Le persone intorno a Paolo non hanno cercato un approccio con lui, per esempio consigliandoli di passare al compito successivo, semplicemente si limitavano a guardarlo da lontano, lamentandosi poi con la titolare del negozio.

La situazione si concluse con il licenziamento di Paolo. Questo ebbe un forte impatto su di lui, con pesanti ricadute sulla sua routine.

 

Dopo il licenziamento di Paolo   

Questo ebbe un forte impatto su di lui, con pesanti ricadute sulla sua routine.

Quando abbiamo incontrato Paolo e la sua famiglia per la prima, i genitori ci hanno descritto e mostrato una situazione veramente molto distante da quella che era quando egli lavorava.

Paolo si alzava tardi, tanto da fare colazione poco prima di pranzo.

Questi orari sregolati lo portavano ad addormentarsi a notte fonda, per poi svegliarsi nuovamente tardi la mattina dopo.

Inoltre ci furono delle ripercussioni anche sulla sua famiglia, dato che la notte facevano fatica a dormire a causa di Paolo e dei suoi giochi notturni in appartamento.

 

Come evitare il ripetersi di questa esperienza lavorativa?

Semplicemente attuando degli accorgimenti su misura alle necessità di Paolo.

Per evitare che si concentri eccessivamente su un compito, si consigliò l’uso dell’Agenda Visiva, uno strumento che crea un elenco di caselle con delle immagini raffiguranti tutti i compiti da svolgere nella giornata lavorativa.

Spostandosi di casella in casella, Paolo sarà in grado di compiere tutti i compiti previsti durante il suo turno di lavoro.

Questo strumento deve essere calibrato secondo le capacità di Paolo, per non sovraccaricarlo di compiti che non riuscirà a portare a termine, ma neanche dandogliene pochi e lasciandolo senza far nulla o a sistemare minuziosamente gli ortaggi uno per uno.

 

L’educazione dei colleghi

In secondo luogo è stato importante prevedere una sorta di educazione per i suoi colleghi, per farsì che le esigenze di Paolo fossero comprese dai colleghi, permettendogli di esprimersi al meglio.

Questo è stato possibile grazie alla presenza di un Tutor in grado di formare i nuovi colleghi, di educarli a interagire con Paolo tramite le modalità più adeguate, magari usando un linguaggio semplice e preciso.

Nel precedente lavoro, Paolo era lasciato a sé stesso e i colleghi piuttosto che rivolgersi a lui per indicare una nuova attività da svolgere, si lamentavano con la proprietaria del negozio.

Se invece le persone intorno a lui avessero saputo come comunicare, probabilmente gli avrebbero indicato il compito successivo o un modo migliore di svolgere quello attuale.

Purtroppo questo approccio appena descritto è presentabile come forma di non inclusione, dato che Paolo veniva isolato dal gruppo.

 

Progetto di vita e esperienza lavorativa nuova per Paolo

Grazie al lavoro sul Progetto di Vita di Paolo, si è individuata l’area culinaria come la sua prediletta per un futuro lavoro.

Assieme all’impegno dei suoi genitori, siamo riusciti a trovargli un nuovo impiego in una cucina, in particolare nella preparazione del cibo che il cuoco userà durante il servizio.

Paolo viene accompagnato da un Tutor, che ha principalmente tre compiti:

  • seguirlo
  • aiutarlo sul lavoro
  • insegnare ai colleghi a interagire con lui, creando così delle relazioni anche sul lavoro.

 

La figura del Tutor è importante, ma andrà via via scomparendo, rendendo Paolo sempre più autonomo e in grado di interfacciarsi con le altre persone.

L’autonomia che Paolo ha conquistato, e sta continuando a conquistare, soddisfa il principio di autodeterminazione dell’articolo 19 della convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, mentre la figura del Tutor serve anche ad avere una maggiore inclusione sul posto di lavoro.

 

Com’è cambiata la qualità di vita di Paolo?

Ora Paolo si sveglia la mattina e va a lavorare con il sorriso e quando torna a casa è stanco dalla giornata di lavoro, ma anche soddisfatto.

Sono venuti meno tanti comportamenti problema, che erano presenti quando era disoccupato.

Ora è meno irascibile, non urla più e soprattutto la notte si corica allo stesso orario della famiglia, lasciando loro il giusto tempo per riposare.
Attualmente Paolo lavora da diverso tempo in questa cucina ed è molto soddisfatto, ciò ha permesso anche ai genitori di vivere più serenamente la quotidianità.

 

a cura di Carlo Alberto Vitali

ph. by Mike Jones

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