La valutazione funzionale al servizio del Progetto di vita

La valutazione funzionale: premessa

L’articolo è a cura di Serena Cartocci e Roberto Duca.

La Dott.ssa Serena Cartocci è una delle protagoniste del metodo del Coach Familiare; infatti, ha contribuito alla creazione del metodo facendo parte dei Core Member che hanno collaborato con il Prof. Pietro Berti.

Il Dott. Roberto Duca è un educatore professionale che opera da sempre nel campo della disabilità fisica e mentale. È specializzato sul disturbo autistico e si è voluto formare alla metodologia al Coach Familiare.

Ringraziamo Serena e Roberto per la loro collaborazione e per i preziosi contenuti che seguono.

 

La valutazione funzionale è uno strumento utile  

La valutazione della condizione della persona ha da sempre costituito uno scoglio nel lavoro educativo.

L’ICF, Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (2001), si è posta come un’utile modalità per definire il funzionamento dell’individuo.

Essa, infatti, ha comportato un cambio di visione del ragionamento e del pensiero educativo.

Si parte non dal deficit, ma da ciò che la persona è in grado di fare e da quanto l’ambiente influisce sul suo funzionamento.

 

L’intento: la necessità di eseguire una valutazione funzionale con un linguaggio comune

Abbiamo cercato di utilizzare l’ICF per costruire degli strumenti che ci permettessero di eseguire una valutazione più corretta della persona.

L’idea nasce dalla necessità di eseguire una valutazione funzionale che abbia un linguaggio comune, specifico e condiviso con altre figure professionali, e che costituisca una base importante per delineare il progetto individuale (PEI) ed il Progetto di vita.

 

Lo strumento

Utilizzando la nostra esperienza professionale, abbiamo deciso di costruire delle schede specifiche per macro categorie di disabilità:

  • autismo,
  • acquisita,
  • intellettiva,
  • fisica.

 

Siamo partiti dall’ICF e per ciascuna di esse, abbiamo individuato i codici che pensiamo siano  rappresentativi delle aree di funzionamento.

Abbiamo coperto tutte quelle che riteniamo importanti:

  • abilità propedeutiche per l’apprendimento,
  • area delle autonomie,
  • comunicazione e relazione,
  • area comportamentale.

 

Un primo step di valutazione

Gli strumenti costruiti non risultano esaustivi, ma vogliono essere un primo step di valutazione, da personalizzare ulteriormente con codici specifici che rispondono alle caratteristiche di quell’individuo. Inoltre alcuni codici inseriti risultano essere propedeutici ad ulteriori elementi di approfondimento.

Per avere una visione più completa del funzionamento della persona, abbiamo tenuto in considerazione i seguenti elementi:

  • le funzioni mentali e corporee,
  • le competenze della persona ed il suo coinvolgimento in situazioni di vita (categoria Attività e Partecipazione dell’ICF),
  • i fattori ambientali.

 

Per quanto riguarda le strutture corporee, non sono state inserite, in quanto di competenza di figure mediche.

Alcuni codici individuati sono trasversali e comuni alle diverse tipologie di disabilità, in quanto riteniamo che siano aspetti alla base, per esempio, dell’apprendimento o delle autonomie.

Accanto a questi, per ciascuna categoria, abbiamo individuato degli elementi da valutare che fossero peculiari alle problematiche specifiche.

 

La specificità delle schede per la valutazione funzionale 

Per il disturbo dello spettro dell’autismo e per la disabilità intellettiva si è preso come riferimento il DSM-5, in particolare sul fatto che l’indice di gravità è dato dalla necessità di sostegno che la persona ha in quel dato elemento.

Tra gli aspetti specifici per il disturbo dello spettro autistico si è ritenuto importante inserire la valutazione della regolazione dei comportamenti all’interno delle interazioni. Questo è correlato ad abilità intrapersonali, capacità di adattabilità e caratteristiche di prevedibilità, nonché capacità di controllo di impulsi e di pensieri disturbanti.

Elementi peculiari della disabilità intellettiva che abbiamo inserito riguardano gli aspetti di: gestione dello stress, autodeterminazione e problem-solving. Per questi risultano determinanti la capacità di prendere decisioni, vagliare le possibilità a disposizione, comprensione della situazione specifica nella quale la persona si trova in quel momento, riconoscimento delle emozioni proprie ed altrui.

Quando ci siamo approcciati alla disabilità acquisita abbiamo preso in considerazione la condizione di cerebrolesione legata in prevalenza ad eventi traumatici o morbosi.

I sintomi più comuni sono disturbi:

  • dell’attenzione,
  • della memoria,
  • del comportamento e dell’affettività,
  • nelle capacità di elaborazione delle informazioni,
  • nella programmazione ed esecuzione di azioni finalizzate.

 

Per questa categoria sono stati considerati particolarmente importanti l’aspetto lavorativo e la gestione del tempo libero.

Su questi elementi sono coinvolti sicuramente il funzionamento cognitivo della persona, le sue attitudini ed interessi personali, nonché la motivazione.

Lo strumento per la disabilità fisica si presta in maniera più considerevole ad un’integrazione degli elementi considerati, sulla base della specifica menomazione di tipo:

  • motorio
  • organico
  • visivo
  • uditivo.

 

Il ruolo dei fattori ambientali

I fattori ambientali sono:

Gli atteggiamenti, l’ambiente fisico e sociale in cui le persone vivono e conducono la loro esistenza (citazione da ICF, 2001).

Questi assumono un’importanza notevole nella valutazione delle capacità della persona.

Essi infatti creano delle condizioni che possono avere valore di barriera o di facilitatore alla capacità della persona.

La barriera ostacola lo sviluppo dell’abilità, il facilitatore lo promuove.

 

Qualche esempio

Francesco 24 anni, presenta ridotta motricità fine, difficoltà a vestirsi.

L’uso di scarpe senza lacci consente a Francesco di avere una maggiore autonomia e indipendenza dall’altro.

Laura 50 anni con disabilità intellettiva, difficoltà nell’autodeterminazione e nel problem-solving.

Nella struttura residenziale nella quale vive gli operatori creano situazioni strutturate in cui Laura possa esercitare la capacità di scelta (dal cosa indossare, a cosa mangiare a merenda, a dove andare in uscita).

Il fratello, con il quale trascorre il fine settimana, ha un atteggiamento più protettivo sostituendosi alla sorella nelle decisioni che la riguardano, dalle più piccole a quelle più “grandi”.

L’atteggiamento degli operatori funge da facilitatore al mantenimento o sviluppo delle capacità di Laura, quello del fratello si configura come una barriera ad esse.

 

Come abbiamo utilizzato le schede e prospettive future

Abbiamo utilizzato le schede così costruite per svolgere una valutazione funzionale di alcune persone con le quali lavoriamo già da tempo.

Quanto emerso ci è stato utile per individuare gli aspetti sui quali l’individuo ha maggiori difficoltà e quali sono, invece, le sue abilità.

Lo strumento ci ha aiutato a far emergere il tipo di aiuto più funzionale per quella persona.

Sulla base di questi elementi è stato poi costruito il Piano Educativo Individualizzato (PEI) per ciascuna di esse.

Le schede si prestano ad essere utilizzate anche come strumento di valutazione periodica del progetto individuale.

 

Conclusioni

Con questo lavoro abbiamo cercato di rispondere alla necessità di avere uno strumento che ci aiutasse e supportasse nella valutazione e nella progettazione del lavoro educativo con la persona.

Confrontandoci con colleghi abbiamo riscontrato come questa fosse una necessità comune.

La nostra speranza e desiderio è che lo strumento possa essere condiviso ed eventualmente anche migliorato con l’apporto di altri professionisti, per poter raggiungere una sempre più funzionale applicazione.

Questo ci si auspica anche in un’ottica di condivisione ai vari livelli dell’ambito educativo ed integrazione del settore pubblico e privato.

 

 

Photo by JESHOOTS.COM on Unsplash

 

 

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